La storia di Zaccheo: incontrare Gesù nel ravvedimento

La storia di Zaccheo: incontrare Gesù nel ravvedimento

Prendo spunto da un bellissimo brano del Vangelo di Luca per presentare alcune riflessioni e cercare di attualizzare un contesto biblico che ci può insegnare molte cose su come incontrare realmente Gesù nella nostra vita.

Luca 19:1-10
1.Poi Gesù, entrato in Gerico, l’attraversava;
2. ed ecco un uomo, chiamato Zaccheo, il quale era il capo dei pubblicani ed era ricco.
3. Egli cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura.
4. Allora corse avanti e salì su un sicomoro per vederlo, perché egli doveva passare di là.
5. E, quando Gesù arrivò in quel luogo, alzò gli occhi, lo vide e disse: “Zaccheo, scendi giù subito, perché oggi devo fermarmi in casa tua”.
6. Ed egli scese in fretta e lo ricevette con gioia.
7. Vedendo ciò, tutti mormoravano, dicendo: “Egli è andato ad alloggiare in casa di un uomo peccatore”.
8. Ma Zaccheo si alzò e disse al Signore: “Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa. Gli restituirò quattro volte tanto”.
9. E Gesù gli disse: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anche costui è figlio di Abrahamo.
10. Perché il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

1. Gesù percorre le strade del mondo.

Se un tempo Gesù attraversava le strade d’Israele fisicamente (Luca 19:1), ora percorre quelle di tutto il mondo tramite l’annuncio del Vangelo, che è compito dei discepoli annunciare (Matteo 28:18-20). E la Bibbia, nonostante tutto il Male in cui è immerso questo nostro pianeta, è pur sempre fra i libri più diffusi. Pur in mezzo alle più orgogliose e sballate vie umane, a tante false religioni e confessioni pseudocristiane (foriere di una tragica e disorientante confusione), all’immoralità, al neopaganesimo, al materialismo sempre più dilaganti, la Parola di Dio – come scrisse l’Apostolo Pietro – è “incorruttibile”, è “vivente”, “dura in eterno” (1Pietro 1:23). “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, ha garantito Gesù (Matteo 24:35). Il mondo, che lo voglia o meno, è tuttora solcato dal Verbo divino.

2. Se si vuole davvero incontrare Gesù, si sa come fare.

Zaccheo sa per dove deve passare Gesù (Luca 19:4), e ancora oggi, se qualcuno vuole sul serio incontrare il Signore (incontrare lui, non le imitazioni e i camuffamenti del mondo), sa – o è facilmente in grado di capire – dove deve appostarsi per vederlo: davanti alle Sacre Scritture, affidandosi alla Parola scritta che Dio ha voluto lasciarci, quale patrimonio inalterabile di fede, una volta per tutte (cfr. la lettera di Giuda – Giuda fratello di Gesù – al v. 3 del suo unico capitolo). Il primo annuncio è umano (qualcuno esorta a considerare il Vangelo, ovviamente nel contesto di tutta la Bibbia), ma la persona che veramente è destinata a credere secondo Verità è solo quella che trova il contatto diretto, personale, sentito e profondo con la voce del Signore.

3. Zaccheo cercò di conoscere Gesù.

Non basta sapere cosa fare: bisogna anche avere la ferma volontà di agire. Zaccheo s’è messo in testa di vedere chi veramente fosse il Signore (Luca 19:3), e questo racconto, al pari di altre parti della Scrittura, conferma il detto di Gesù: “Cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Luca 11:9). “Io ho cercato l’Eterno, ed egli mi ha risposto”, recita il Salmo 34:4. Lo scopo della nostra vita è la ricerca di Dio (Atti degli Apostoli 17:27), e non intraprendere questa ricerca è un grave peccato, che ci tiene drammaticamente lontani dalla vita eterna (cfr. 2Tessalonicesi 1:7-10). Se non cerchiamo affatto il Signore, o se diciamo di cercarlo ma non lo facciamo nel luogo in cui lo si può trovare né col giusto spirito, non lamentiamoci se non lo troviamo.

4. Zaccheo era piccolo e peccatore.

Zaccheo è piccolino e, nella sua bassa statura, mi piace vedere – metaforicamente – la piccolezza di ciascuno di noi: quanto siamo tutti meschini, fragili, ignoranti di Dio, e quanto siamo tutto sommato insignificanti finché non l’abbiamo trovato! “Sono piccolo e disprezzato, ma non dimentico i tuoi comandamenti”: così pregava, rivolto all’Eterno, il Salmista (Salmo 119:141), e così dobbiamo fare tutti, cercando Dio nonostante la nostra piccolezza e il nostro misero essere. Questa vita è infatti come “un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce” (Giacomo 4:14); ma, soprattutto, siamo tutti schiacciati dal peccato e “privi della gloria di Dio”, finché non troviamo “la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:9.23-24).

5. La folla è un impedimento.

Fra Gesù e Barabba, la folla scelse di salvare il criminale e, di fronte ai tentativi di Pilato, a più riprese, e con intensità crescente, gridò rispetto a Gesù: “Sia crocifisso!” (Matteo 27:15-24). Il Vangelo evidenzia che “tutti” alzarono la voce in tal senso (Matteo 27:22) e si assunsero la tragica responsabilità di quell’insana decisione (Matteo 27:25). Non fidiamoci mai della voce della folla, della maggioranza, specialmente in religione. L’uomo, quando è folla, è volubile (non aveva pochi giorni prima, la folla, accolto entusiasticamente Gesù a Gerusalemme?! – Matteo 21:8-11); la massa è infatti incoerente, superficiale, soggetta a emozioni, passioni e pressioni capaci di stravolgere anche l’animo degli individui che poi tanto scellerati non sarebbero. La folla cattura, trasporta e trascina con sé, spesso snaturando e in mille modi sempre condizionando le proprie più o meno coscienti vittime. Al termine di uno dei suoi più profondi e significativi discorsi di Gesù, la gran parte di quelli che fino a quel punto l’avevano seguito si tirò indietro, e il Maestro rimase col suo “piccolo gregge” (Giovanni 6:66-68; Luca 12:32), perché Gesù è sì venuto per offrire la salvezza a tutti, popoli e nazioni, ma dalla sua “porta stretta” (Matteo 7:13) si entra uno per volta.

6. Zaccheo dovette fare uno sforzo.

Dobbiamo allora arrampicarci – spiritualmente parlando – su qualche sicomoro per vedere quel Gesù che (compresso e in buona parte celato da una miriade di persone, istituzioni, teologie, tradizioni e filosofie che da ogni parte lo assalgono e se accaparrano l’immagine distorcendola e strumentalizzandola) rischiamo altrimenti di non conoscere mai personalmente. Per salire sul sicomoro di turno ci è richiesto uno sforzo: “Sforzatevi di entrare la porta stretta”, diceva il Signore, precisando che molti, pur cercando di farlo (ma a modo loro, cioè tentando di rimanere ancorati a qualche folla, e ai propri peccati, ai propri interessi, alle proprie idee precostituite) non vi riusciranno (Luca 13:24). Innalzarsi significa iniziare a vedere le cose in modo diverso, da un’altra prospettiva, rinunciando agli orizzonti più abituali, con tutto ciò che ne può conseguire. Per nessuno è facile prendersi le proprie responsabilità spirituali e morali, rinunciare ai propri vizi, alle proprie sicurezze umane, alle proprie idee quando esse non combaciano con quelle del Signore. Ma proprio questo è il ravvedimento secondo il N.T.: metánoia, ossia – secondo il significato del termine greco usato in passi quali Luca 3:8, Atti degli Apostoli 11:18, 20:21 e via dicendo – un cambiamento di mente, un rivolgimento completo del nostro modo di essere e di porsi nei confronti di Dio, di noi stessi e del prossimo. E a chi riesce tanto facilmente tutto questo?

7. Gesù sa chi davvero lo cerca, e lo aiuta.

La folla si manifesta uniforme, è difficile cogliere distinzioni sostanziali con un sguardo d’insieme. Eppure, anche nel mezzo di una marea umana, il Signore individua perfettamente, in un dato momento, chi lo sta genuinamente cercando. Gesù sa distinguere: fra molti contatti, può essere che ce ne sia uno solo che conta, che cerca realmente guarigione, salvezza. La maggior parte della gente s’accalca per curiosità, senza effettive esigenze di redenzione, o con un approccio personale che mira più a trovare ciò che vuole ottenere piuttosto che ciò che il Figlio di Dio ha da offrire. Il Signore alza gli occhi, gli si rivolge personalmente e si auto-invita a casa sua. Fra tanti – e Gesù lo sapeva – l’unico che in quel momento è pronto al ravvedimento è lui, proprio lui, il piccolo e tanto disprezzato (come diremo oltre) Zaccheo.

8. Zaccheo colse l’attimo.

Zaccheo non si fa pregare, e scende “in fretta” dal sicomoro (Luca 19:6). Molte motivazioni possono spingerlo a non accettare l’incontro (ciò a cui avrebbe dovuto rinunciare, i cambiamenti che avrebbe dovuto fare, la vergogna, l’umiliazione, l’ostilità delle persone, l’incertezza di un futuro da vivere in modo radicalmente diverso e così via), ma il nostro piccolo eroe è determinato, e non vuole perdere l’occasione. Quante persone ho conosciuto, da quando sono cristiano, che si sono avvicinate molto a Gesù, forse l’hanno toccato, ma poi non hanno accettato l’invito, si sono tirate indietro, hanno esitato perdendo quel treno che può anche non passare più, o che forse non ci troverà così pronti e vicini per prenderlo al volo la prossima volta: “Ecco ora il tempo accettevole, ecco ora il giorno della salvezza”, scriveva Paolo (2Corinzi 6:2). Se sei pronto dentro, se sei ravveduto, se hai deciso che la tua vita deve avere una svolta in Gesù Figlio di Dio… non aspettare troppo! Rischieresti di fare la fine del re Agrippa, che dichiarandosi quasi pronto a diventare cristiano, rimase così com’era (Atti degli Apostoli 26:28).

9. Zaccheo conobbe la gioia dello spirito.

Nel mondo facilmente si esulta per tante cose, alcune buone, altre molto meno, ma comunque tutte passeggere, parziali, caduche. Nessuno può rallegrarsi tanto quanto un discepolo di Gesù: “Rallegratevi del continuo nel Signore; lo ripeto ancora: Rallegratevi” – scriveva Paolo -, il quale, nonostante tutti i tormenti e le difficoltà della sua missione, ben sapeva come la pace di Dio, “che sopravanza ogni conoscenza”, sa custodire i nostri cuori e le nostre menti in Cristo Gesù (Filippesi 4:4.7). Zaccheo, nel giorno iniziale della sua nuova vita, riceve “con gioia” Gesù (Luca 19:6), una gioia che non aveva mai sperimentato prima. Ricordiamoci di quei cristiani che accettarono “con gioia” di essere spogliati dei loro beni, sapendo di avere “beni migliori e permanenti nei cieli” (Ebrei 10:34). Rinunceremmo ai nostri beni materiali per la fede in Cristo? E, se lo facessimo, riusciremmo a provare gioia per questo, guardando alla ricompensa celeste?

10. La gente mormorava…

Proprio presso di lui, Zaccheo, capo degli odiati pubblicani (Ebrei considerati traditori, esosi e solitamente disonesti esattori delle pesanti imposte per conto degli invasori Romani, soliti ad arricchirsi con usurpazioni e furti più o meno legalizzati)… proprio da lui, fra tutti, deve andare ad alloggiare il Rabbi di Galilea?! Già in Luca 15:2 si dice che i farisei e gli scribi, vedendo che pubblicani e peccatori si accostavano a Gesù per udire la sua predicazione, “mormoravano, dicendo: “Costui [Gesù] accoglie i peccatori e mangia con loro””. Ma Gesù (narrando le parabole della pecora e delle monete smarrite, e quella del figlio prodigo – Luca 15:3ss.) aveva già risposto all’accusa dichiarandosi prontissimo a fare qualunque cosa anche per una sola anima perduta, e soprattutto per le più perdute fra tutte. Non di rado, di fronte a un vero convertito, molti (amici, parenti, colleghi, conoscenti), commentano mormorando, domandandosi come sia possibile che proprio quella persona possa aver fatto una scelta simile, o perché proprio la sua dovrebbe essere quella giusta, o perché Dio dovrebbe accogliere proprio lui, e via dicendo.

11. … ma Zaccheo si era ravveduto sul serio…

La gente vorrebbe che noi restassimo come siamo, ossia come gli altri, come loro. Chi accoglie veramente Gesù, però, si preoccupa di una sola cosa: essere come lui vuole che siamo. Riconosciamo un ravveduto anche da quella che è la sua principale preoccupazione: piacere a Dio prima che agli uomini (cfr. Atti degli Apostoli 4:19, 5:29). Se si riesce a fare entrambe le cose, tanto meglio, ma ciò accade di rado. Infatti, Paolo scriveva: “Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo” (Galati 1:10). Questo non toglie che chi si ravvede deve e vuole mettere a posto i propri conti con Dio, con se stesso e, quando possibile, col prossimo. Zaccheo s’è arricchito disonestamente? Ebbene, la sua decisione è pronta e schietta: “Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa, gli restituirò quattro volte tanto” (Luca 19:8; cfr. Esodo 22:1). Chi è veramente pentito sa già, di regola, ciò che deve fare, mentre molti dicono di esserlo, ma neppure di fronte alla più netta evidenza delle Scritture porranno rimedio al proprio peccato.

12. … ed era divenuto destinatario e fonte di salvezza.

La redenzione entra nella casa del piccolo e detestato pubblicano, che s’inserisce nel piano di redenzione preparato da Dio a partire da Abramo (Luca 19:9; cfr. Galati 3:27-29) e, così facendo, offre tanto per cominciare un’opportunità analoga anche alla sua famiglia, ai suoi servi, a tutti quelli che vivevano con lui e che, da questo giorno, vede un genere di vita ben diverso rispetto a prima. Ponendo in salvo noi stessi, “fiumi d’acqua viva” (Giovanni 7:38) possono sgorgare dal nostro esempio, dalle nostre parole, dalla nostra concreta speranza. Un vero ravveduto è anche, sempre, un vero testimone della fede che lo sospinge, un piccolo-grande monumento vivente del Vangelo, “tempio dello Spirito Santo”, pronto a glorificare Dio nel corpo e nello spirito (1Corinzi 6:19-20). Invitando il giovane predicatore Timoteo a progredire nella fede, a dedicarsi come conviene all’opera di Dio e alla cura della propria anima, Paolo scriveva: “… perché, facendo così, salverai te stesso e coloro che ti ascoltano” (1Timoteo 4:15-16).

Conclusioni

“Perché il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Luca 19:10). Questa è la morale della storia: siamo perduti, e solo una vera ricerca del Signore, un vero benvenuto alla sua visita e un radicale mutamento dei nostri empi costumi – costi quel che costi – ci può portare nell’ovile di Dio. Rivolgendosi agli induriti cuori dei cristiani della comunità di Laodicea, e dopo averli invitati a ravvedersi, Gesù disse: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me. A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono…” (Apocalisse 3:19-21). VM

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