«Gesù è di tutti!». Oppure no?

Lo spunto per questo articoletto ci è stato offerto da un dibattito televisivo. Uno dei partecipanti ha fatto un’affermazione su cui non potevamo non soffermarci, e non ha alcuna importanza quali fossero il canale, la trasmissione e gli opinionisti di turno: basti dire che mentre si parlava di diversi stili di vita – in particolare di scelte morali, sessuali e di genere –, per rispondere a chi aveva provato a proporre di considerare il punto di vista del Vangelo, e dunque quale sia la posizione di Gesù, Figlio di Dio, un interlocutore ha esclamato in modo alquanto agitato e sprezzante: «Ma che cosa vuoi che gliene importi al Figlio di Dio delle nostre opzioni sessuali e di genere?!?»; un altro, poi, seppure più calmo e gentile, ha affermato perentoriamente: «Io non sono credente e non ho mai letto il Vangelo né, in generale, la Bibbia, ma so una cosa per certo: che Gesù è di tutti, a prescindere dalle nostre scelte».

In realtà, dal punto di vista biblico è arduo trovare due affermazioni più sbagliate di queste. Ecco perché…

Prima di tutto, secondo la Bibbia il nostro modo di essere e di comportarci a Dio importa, eccome! Egli ha chiaramente espresso che cosa ritiene giusto o sbagliato ed ha posto dei comandamenti che sono validi – eccome! – anche per ogni nostra scelta di vita che rientri nell’ambito della sessualità, nel senso più ampio del termine. Se vogliamo le risposte delle Sacre Scritture circa essere maschi o femmine, oppure in merito a matrimonio e divorzio, adulterio e fornicazione, eterosessualità e omosessualità, e così via, basta cercarle e le troviamo. Non ha senso, dunque – e ciò vale in generale – dire di non aver mai letto un Vangelo e ritenersi al tempo stesso tanto sicuri nel proporre una (presunta) verità su Gesù. Prima si legga e si studi la Parola di Dio, e poi ci si esprima su di essa!

«Gesù è di tutti» è un’affermazione al tempo stesso vera e falsa: dipende come la intendiamo, e non c’è niente di peggio dell’ambiguità, se cerchiamo la verità! L’affermazione è vera se intendiamo che Gesù si è fatto uomo per tutti, ha parlato ed agito per tutti ed è morto, risorto e asceso al Cielo per tutti, nel senso che ha voluto mettere la salvezza a disposizione di tutti, dare un’opportunità di redenzione e di vita eterna a chiunque la voglia cogliere; ma è profondamente falsa se vogliamo far intendere che per essere in comunione, ossia in sintonia con Dio, e dunque per essere accolti e salvati da lui, non esistano condizioni.

Nel Vangelo di Giovanni 3:16 troviamo scritto: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna». Il proposito di Dio è chiarissimo, dunque: l’opera redentrice di Gesù è a disposizione di tutti. Tuttavia, abbiamo appena letto una condizione («chiunque crede in lui») che peraltro il v. 36 dello stesso capitolo esplicita ancora meglio: «Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, e l’ira di Dio rimane su di lui». È altrettanto chiaro, dunque, che l’opportunità per tutti diventa concreta accoglienza da parte di Dio, e dunque salvezza, solo per chi ricerchi e pratichi la fede e l’ubbidienza alla sua Parola. Ecco perché nel Vangelo di Matteo 7:13-14 e 22:14 Gesù avverte: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! … Perché molti sono chiamati, ma pochi gli eletti».

In conclusione, per porgere un solo esempio fra i numerosi possibili, e per citare un caso che più o meno ricordano un po’ tutti, quando Gesù salvò la donna adultera da chi la voleva condannare, le disse: «Va’ e non peccare più» (Vangelo di Giovanni 8:11). Come dire: Io ti salvo, ti perdono, ma tu, cambia modo di vivere, smetti di peccare se vuoi che io continui ad essere con te. Perché a Gesù interessano le scelte che facciamo e come ci comportiamo, ben sapendo che le nostre scelte e i nostri comportamenti sono decisivi, nel bene o nel male, per il nostro destino eterno. Gesù è di tutti coloro che lo seguono: «Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando». Conosciamo veramente questo Gesù, il Gesù del Vangelo?

Valerio Marchi

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