Qual’è oggi, nel nostro Paese tradizionalmente cattolico, l’opinione comune sull’Aldilà in generale e sul purgatorio in particolare?
Purtroppo moltissimi italiani cattolici non solo non sanno quasi più spiegare cosa sia il purgatorio ma, addirittura, hanno scarsissima fede nella vita futura, post-mortem, della quale – dicono – nulla si sa.
Questo vuol dire, in pratica, che quegl’italiani sono atei, fedeli solo per tradizione o compiacenza famigliare e nazionale alla religione cattolica. E’ chiaro che nella massa della gente non vi è più fede in Dio (quella vera, basata sulla Parola di Dio) e che la situazione odierna al riguardo si rivela drammatica perchè quasi sempre ci si affida a tradizioni umane.
Il vero Cristianesimo, però, rifugge da ogni tipo di tradizione umana, atea o cattolica o protestante che sia; e non vi è vero Cristianesimo senza pratica e perseveranza dei Comandamenti di Gesù, e senza fede e speranza nella vita eterna.
Il Nuovo Testamento insegna che, in Dio e mediante Cristo, l’uomo può e deve salvarsi l’anima ma, si badi bene, solo durante il breve arco della sua esistenza terrena. Dopo la morte l’anima non può più operare ai fine della propria salvezza, nè i viventi nulla possono per essa.
Ma, allora, perchè il purgatorio?
Il purgatorio non esisterebbe senza il concetto cattolico di peccato veniale e mortale (di cui la Bibbia non parla, dato che il peccato è uno soltanto: “La violazione della Legge di Dio”, come insegna la 1a Lettera di Giovanni 3,4).
Come per altre formulazioni, anche nel caso del purgatorio i teologi fanno ricorso alla Sacra Scrittura, alla Tradizione e al Magistero della Chiesa Cattolica. Non di meno, poiché nella Bibbia nulla si dice riguardo al purgatorio, la sua esistenza fu messa in dubbio non solo dai principali riformatori del Cinquecento (Lutero, Calvino e altri), ma qualche secolo prima anche da talune sétte medievali (Apostolici, Petrobusiani, Valdesi).
Ebbene, il purgatorio, al pari di altre dottrine cattoliche, nasce soltanto tra il 1100 e il 1250 d.C., vale a dire in quel sec. XII in cui il cattolicesimo latino esplode (rinnovamento monastico, la scolastica) insieme con il sistema feudale; e la concezione cattolica dell’Aldilà si realizza a pieno con Dante Alighieri il quale, nella sua celebre opera letteraria “La Divina Commedia”, descrive la triplice ripartizione Inferno, Purgatorio (luogo di pena) e Paradiso (luogo di premio). In tale opera, redatta poco più di 100 anni dalla nascita del purgatorio (ossia tra il 1302 e il 1321 d.C.), l’immaginazione dantesca contribuisce a diffondere l’infondatezza biblica della triplice divisione.
La speranza, dunque, che il peccato non decida tragicamente il destino dell’anima spinge a vivificare la fede nel “secondo regno, dove l’umano spirito si purga e di salir al cielo diventa degno” (Pg I 4-6). Parlare, però, del purgatorio quale luogo necessario all’ascesa celeste secondo i versi di Dante appena citati, equivale a credere alla parola umana invece che alla Parola di Dio!
Nessuna via di mezzo nell’aldilà!
Concludendo, il purgatorio non esiste. L’Aldilà, invece, esiste (come chiaramente insegna il Vangelo di Luca 16,19-31), dove tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Dio per rendere conto di come abbiamo operato nella nostra vita terrena: “vita eterna a coloro che cercano gloria, onore e immortalità, perseverando nelle opere di bene; a coloro invece che contendono e non ubbidiscono alla verità, ma ubbidiscono all’ingiustizia, spetta indignazione ed ira” (Lettera ai Romani 2,7-8).
Nell’Aldilà, dunque, non ci saranno vie di mezzo: o paradiso o inferno. E il purgatorio è una via di mezzo!
Per approfondimenti, visitare la sezione di download e scaricare l’opuscolo sul Giubileo. L’argomento è trattato anche nella sezione Appunti.
Valerio Marchi