“Digli di smettere!”. Ci ispiriamo allo slogan di una campagna pubblicitaria degli anni ‘80 contro il fumo di sigaretta nei luoghi pubblici (prima tappa di un percorso che ha portato ai divieti che tutti conosciamo). Desideriamo infatti sensibilizzare il lettore sul fenomeno delle imprecazioni contro Dio, perché si sta sempre più diffondendo in maniera contagiosa nel nostro Paese, come una vera e propria “epidemia”.
L’opinione che bestemmiare sia quantomeno maleducato, ci auguriamo ce l’abbiano tutti, anche se molti bestemmiatori non danno peso alle loro imprecazioni, affermando che si tratta di un semplice intercalare dei loro discorsi e che non intendono offendere Dio. Se si mettessero però nei panni di un credente, capirebbero quanto questi è ferito nel sentire certe imprecazioni, proprio come loro soffrirebbero (e si indignerebbero) se fosse oltraggiato il nome di qualche loro stretto parente!
Lasciamo ora perdere l’aspetto etico e soffermiamoci sull’aspetto strettamente religioso, ascoltando “il parere di Dio”, attraverso la sua Parola.
Si parla della bestemmia nella Bibbia?
Sì, diffusamente, ma il suo significato è più ampio, nel senso che si tratta del proferimento di affermazioni manifestamente false riguardo a Dio o ai suoi comandamenti. Ovviamente, allora, l’associazione del nome di Dio a una parola ingiuriosa (cosa impensabile al tempo, come oggi in buona parte del mondo!) è a maggior ragione una vera e propria bestemmia.
Ci teniamo ad aggiungere che il rispetto per Dio va ben oltre quello di non insultare il suo nome, come dice chiaramente il terzo comandamento: Non userai il nome dell’Eterno, il tuo Dio, invano, perché l’Eterno non lascerà impunito chi usa il suo nome invano (Libro dell’Esodo 20,7). Nella pratica significa che quando parliamo di argomenti in cui Dio non c’entra, non dobbiamo chiamarlo in causa, anche se aggiungiamo espressioni positive al suo nome, come “santo” o “buono”.
Che valore hanno le nostre parole?
Le parole della bocca di un uomo sono acque profonde (Proverbi 18,4), cioè valgono e “pesano” molto. Nella Bibbia sono ricorrenti le esortazioni a controllarsi nel parlare, a misurare le parole, rispettando Dio e il prossimo. Gesù, ad esempio, disse: Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dall’abbondanza del cuore (Vangelo di Matteo 12,34). Ciò che diciamo e il nostro modo di esprimerci rappresentano l’esternazione dei nostri sentimenti, della nostra personalità, sono lo specchio della nostra interiorità; ne deriva che ciò che viene spesso scambiato per manifestazione di virilità, di forza da parte del bestemmiatore, in realtà non è altro che la rivelazione di una intima bruttura.
Perché bestemmiare è così grave?
Perché è irriverente verso Dio e verso le persone che credono in lui. Domandiamoci: siamo talmente abituati a bestemmiare o a sentire le imprecazioni degli altri da non farci neanche più caso? Riteniamo che una pratica volgare, oltre che peccaminosa, la renda meno grave e, pertanto, tollerabile solo perché è molto diffusa? Se la pensiamo così, è davvero grave, oltre che tristissimo! Ascoltiamo invece Gesù, che ci invita alla giustizia e non ad assecondare l’andazzo del mondo: Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato (Vangelo di Matteo 12,36-37). Se questo è un avvertimento generale a controllarci nel parlare, chissà cosa risponderemo quando saremo chiamati a giustificare le nostre offese quotidiane al Padre celeste!
Come comportarsi, allora?
Avviciniamoci a Gesù, iniziamo a leggere i Vangeli! Impareremo sempre di più ad amare Dio e ad apprezzare la sua Parola meravigliosa. Cominceremo non solo ad avere un parlare pulito, ma potremo anche dare un buon esempio al nostro prossimo, esortandolo anche a non ingiuriare Dio e, quindi, a non offendere i credenti.
Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano (Lettera agli Efesini 4,29).
Ci sono persone che un tempo erano abituate ad intercalare molte bestemmie nei propri discorsi e che ora non solo non lo fanno più, ma soffrono quando sentono tali volgarità dagli altri. Queste sono persone rinate, ovvero si sono convertite a Gesù Cristo e hanno cambiato vita, dando dei frutti di ravvedimento, con opere concrete come questa.
Andrea Miola