Stando ai dati statistici, “30 italiani su 100 si dichiarano indifferenti o atei; il 70 % si dice religioso, prevalentemente cristiano e cattolico; questi sono così suddivisi: il 40% vive come se Dio non esistesse, circa il 20% frequenta la chiesa con regolarità, contro un 10% che frequenta la chiesa saltuariamente. Fra l’altro, in New book tallies religions di Richard N. Ostling, è sorprendente leggere il numero di 33.000 riferito a chiese e sette cristiane!”. Come vi ponete voi della Chiesa di Cristo di fronte a questi dati così gravi?
A quanto pare, questi dati stanno ad indicare che la religione, e in particolare il cristianesimo, è una realtà ormai di fatto quasi completamente disattesa, e che ciò, assieme alla enorme confusione “religiosa” esistente, proverebbe l’inattendibilità della proposta cristiana. Come Cristiani, questi dati ci dispiacciono ma non ci fanno paura né tanto meno ci scoraggiano o ci inducono a dubitare della nostra fede, basata sulla Parola e sulla fedeltà di Dio. Sappiamo benissimo che il vero Cristianesimo è vissuto da pochi, e la Bibbia stessa ha previsto in tanti suoi passi epoche di enorme e tragico allontanamento dell’umanità da Dio e dalla sua verità. Non si tratta di cosa imprevista né nuova! Basti pensare ai tempi di Noè, quando solo una famiglia si dimostrò fedele al Signore, o ad altri casi analoghi nella Bibbia e nella storia umana. Lo stesso Gesù si è domandato se, quando tornerà per porre fine alla storia umana e giudicare l’umanità, troverà ancora presente la vera fede sulla terra (vedi Luca 18:8). Atesimo, agnosticismo, vuoto tradizionalismo, formalismo, confusione, superficialità, idolatria e immoralità degli uomini non spingono il vero Cristiano a desistere; al contrario, lo inducono a cercare ancor più forza e coerenza, a lottare per la fede, a proporla con ancora maggiore insistenza e urgenza al mondo. Gli atei e gli agnostici si facciano pure forti delle statistiche e dei dati di fatto che Satana ha tanto ben confezionato con la collaborazione loro e di tanti pseudo-religiosi. I cristiani, al contrario, si basano ancora sulla promessa del loro Signore: “Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, affinché nessuno ti tolga la tua corona. Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo d’appresso all’Iddio mio, ed il mio nuovo nome” (Apocalisse 3:11-12).
Valerio Marchi