Il dogma cattolico dell’Immacolata concezione

Vale ancora la pena spendere due parole sull’Immacolata Concezione, che il mondo cattolico festeggia ogni 8 dicembre a partire dal 1854? Assolutamente no dal punto di vista biblico, perché si tratta di una dottrina che non ha nulla a che spartire con il Nuovo Testamento. Certamente sì dal punto di vista di ricostruzione storica del mondo cattolico e delle tecniche usate, nel corso del tempo, per definire un dogma. È molto interessante, laddove sia possibile dalle fonti, capire come le autorità cattoliche procedano in tal senso. L’Immacolata Concezione è una dottrina non biblica intimamente legata a un’altra dottrina non biblica, quella del peccato originale. A sua volta, e per forza di cose, l’Immacolata Concezione porta alla negazione totale di un dato neotestamentario invece assai chiaro: che Gesù abbia avuto fratelli e sorelle. Donde un’altra dottrina non biblica: la perpetua verginità di Maria. Ma procediamo per gradi.

LA DEFINIZIONE DOGMATICA

«La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale» (Bolla Ineffabilis Deus dell’8 dicembre 1854).

L’IMPORTANZA DELLA DOTTRINA DEL PECCATO ORIGINALE

Dalla Bolla papale citata sopra, è evidente che non si dà l’immacolata concezione di Maria senza l’idea di peccato originale. Ora, quest’ultima (conosciuta solo superficialmente dai più) non ricorre nel Nuovo Testamento, dove al contrario si afferma che «il peccato è la violazione della legge di Dio» (1ª Lettera di Giovanni 3:4). La creatura umana non nasce corrotta a causa del peccato di Adamo ed Eva, ma si corrompe violando – volente o nolente – la legge di Dio. È noto come il concetto di “peccato originale” abbia trovato una forte spinta in Agostino d’Ippona (354-430 d.C.).La dottrina non biblica del peccato originale è alla base di un’altra dottrina non biblica: il battesimo degli infanti. Per evitare la triste sorte dei bimbi morti in tenerissima età si è proceduto al loro battesimo in assenza di fede personale, che è invece requisito biblico essenziale (Vangelo di Marco 16:16; Atti degli Apostoli 2:38; Lettera ai Romani 10:17). I bimbi non battezzati finirebbero nel Limbo perché, pur non avendo commesso peccati personali, non possono accedere al paradiso a causa del peccato originale. Ora, il Limbo non è mai stato considerato parte della dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica (è soltanto “un’ipotesi teologica”); basta guardarsi attorno e notare che per la gente esso è miseramente precipitato nel limbo da molti anni. Occorre poi dire che il battesimo degli infanti non ha più oggi – a livello pratico – quell’importanza che aveva nel passato: difatti, molti bambini vengono battezzati dopo mesi, se non anni, dalla loro nascita. Ciò è dovuto allo scarsissimo peso che il pensiero del “peccato” ha ormai nella società odierna. Si procede solo per tradizione, come la scimmietta che non vuole vedere, ascoltare e parlare. È così e basta. Si fa così, senza chiedersi altro, tanto «che mi dice Dio? Mi strilla, forse? Ma chi lo vede? Dove sta?».

LA PERPETUA VERGINITÀ DI MARIA

Il cattolicesimo afferma che Maria è rimasta vergine primadurante e dopo il parto. Di questa triade, solo il concepimento di Gesù da parte dello Spirito Santo e di Maria ancora vergine è biblicamente accettabile. Peraltro, c’è da considerare che Maria, se fosse stata concepita in modo immacolato, cioè senza peccato originale, non potrebbe assolutamente aver avuto altri figli perché in tal caso essi sarebbero nati con metà peccato originale (quello trasmesso da Giuseppe): il che è impensabile per i teologi cattolici. Ed ecco che, magicamente, i fratelli e le sorelle di Gesù (almeno sei, secondo Vangelo di Matteo 13:55-56) vengono arbitrariamente considerati “fratellastri” da un precedente matrimonio di Giuseppe (di cui invero nulla si sa) o diventano i “cugini” di Gesù (violando la lingua greca, che distingue chiaramente tra adelphòs [“fratello”] e anepsiòs [“cugino”]; vedi Lettera ai Colossesi 4:10, dove Marco viene chiamato “cugino” di Barnaba). Da ultimo, facendo perno sull’ambiente semitico, c’è anche chi parla di un allargamento parentale generico e non specifico dei termini “fratelli” e “sorelle” di Gesù. Ma senza prove concrete e indiscutibili.

CONCLUSIONI

Alla legittima domanda: «come mai solo nel 1854 è stato emesso questo dogma?», le autorità cattoliche affermano senza scomporsi più di tanto che lo hanno sempre saputo, da secoli e secoli. È un po’ come le acque del Carso, che ci sono ma non si vedono se non quando zampillano. Con questo modo di pensare ogni nuova dottrina (anche se inesistente nel Nuovo Testamento) troverà una giustificazione. Tale è l’autorità dottrinale (e non solo) che la Chiesa Cattolica si è conquistata nel corso della storia e che pochi intendono contestare, giacché alla massa non interessa niente del Regno di Dio descritto nel Nuovo Testamento. Si va avanti solo per tradizione, non certo per riflessione critica e rispetto verso la Parola del Signore.«Che cosa direbbe oggi Maria vedendo il clamore che la circonda?», solita vecchia domanda … Certamente, sarebbe assai spaesata e sorpresa, povera: da semplice “favorita dalla grazia” di Dio (Vangelo di Luca 1:28, il famoso κεχαριτωμένη kecharitomène è diventato nella Vulgata “piena di grazia”, che Maria conferirebbe ad altri) è assurta a un ruolo quasi divino, a essere “mediatrice”. In realtà, nel Nuovo Testamento, fuori dei Vangeli, Maria viene citata per nome solo in Atti degli Apostoli 1:14 e una volta da Paolo (che non la nomina e si limita a indicarla con “donna” in Lettera ai Galati 4:4). Dopo queste due uniche citazioni, essa scompare dal Nuovo Testamento, dalla storia coeva e, soprattutto, dalla storia della salvezza, che è quella che più interessa al credente in Cristo. La storia della salvezza ha un solo perno: Cristo Gesù, l’unico salvatore e mediatore (1ª Lettera a Timoteo 2:5), l’unico senza peccato («tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio», Romani 3:23) perché egli è Dio incarnato (Vangelo di Giovanni 1:1-18). Dal punto di vista della storia della salvezza descritta nel N.T., il dogma cattolico dell’Immacolata Concezione non serve davvero a niente e a nessuno. Dal punto di vista del cattolicesimo, al contrario, esso contribuisce a magnificare oltremodo la figura di Maria. A ben guardare, però, per la quasi totalità degli Italiani, l’8 dicembre è soltanto un giorno di festa – altro che Maria concepita in modo immacolato! A chi volete che realmente importi? Eppure, nonostante le tradizioni millenarie, nel cattolicesimo si procede con una certa stanchezza. Ora l’ultima (quasi inutile ma necessariamente doverosa) domanda: nel nostro Paese, a livello spirituale, cambieranno mai le cose in direzione unicamente della Bibbia, senza dottrine e tradizioni inventate dall’uomo? Probabilmente no, vista la storia che ci ha caratterizzato in Italia. Tuttavia, il cristiano cammina per fede (2 Lettera ai Corinzi 5:7) ma anche per speranza (1ª Lettera ai Corinzi 13:13; Lettera agli Ebrei 3:6; 1ª Lettera di Pietro 3:15).

Arrigo Corazza

CONDIVIDI

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su telegram
Condividi su whatsapp
Condividi su email

LEGGI ANCHE

Articoli Biblici

Croce e risurrezione: la via per l’eternità.

Torture e condanna a morte tra dolori atroci, ma poi la resurrezione! Gesù Cristo ha fatto questo percorso per aprirci la strada dell’eternità con Dio. E’ la vera opportunità della nostra vita: perché non coglierla?

Leggi Tutto
Articoli Biblici

La nostra vita e il “Padre nostro”

Che valore hanno le parole di questa preghiera troppo spesso ripetute a memoria, senza un adeguato impegno? Già, perché se il “Padre nostro” si riduce ad una sorta di litania che non incide sulle nostre vite, a cosa serve?

Leggi Tutto