Quante volte abbiamo letto e sentito questo incoraggiamento nei primi tempi di lockdown? Innumerevoli volte, senz’altro, e da parte di tutti o quasi: bambini, genitori, educatori, lavoratori, anziani, politici, scienziati, giornalisti, letterati, attori, artisti… Personalmente, però, ogni volta che sentivo dire «andrà tutto bene» non potevo fare a meno di domandarmi: «Ma che cosa significa esattamente?». Al di là dei significati che ciascuno avrà potuto attribuire a quella frase (sostanzialmente una specie di mantra ripetuto da tutti e ovunque per esorcizzare la paura di un male ancora semi-ignoto), credo che fondamentalmente volesse dire: «Ce la caveremo abbastanza presto e limitando i danni, tutto fra un po’ tornerà come prima». E invece no. I danni – ad ogni livello – sono stati incalcolabili, e solo con il passare del tempo ci renderemo conto più appieno della portata del disastro e dei segni – in certi casi indelebili – che esso lascerà. Tuttavia, se ci pensiamo bene c’era da aspettarselo, era tutto sommato prevedibile, se si fossero considerate le cose con un po’ di realismo, di lucidità, invece che con i facili slogan “portafortuna”.
Ma poi, quando mai nella vita può andar «tutto bene»?! Anche il ritorno alla tanto agognata “normalità”, per quanto legittimamente auspicato da tutti, non è che sia poi un granché, se ci pensiamo attentamente: non scordiamoci, infatti, che fino al giorno prima dello scoppio della pandemia non si faceva che parlare di un pianeta (o meglio: di un’umanità) in pericolo, sull’orlo dell’abisso fra inquinamento dirompente, surriscaldamento globale, disastri climatici e ambientali, drammatica riduzione della biodiversità, sovrappopolazione, insufficienza delle risorse alimentari, migrazioni di massa, conflitti potenzialmente devastanti, e così via… Per non parlare poi della questione morale, del livello etico medio bassissimo, in caduta libera, che lo si voglia ammettere o meno!
In realtà, in una prospettiva cristiana, si può dire «andrà tutto bene» – così oggi, come nel passato e nel futuro (ammesso che ne avremo uno) – solo per chi vive la propria vita con il Signore, affidandosi completamente a lui: «Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo… e voi troverete riposo per le anime vostre», ci promette Gesù (Vangelo di Matteo 11:28-29), e ancora: «Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno» (Vangelo di Giovanni 11: 25-26). L’apostolo Giovanni, poi, assicura: «Beati i morti che muoiono nel Signore, perché le loro opere li seguono», e perché infine giungeranno al luogo in cui Dio «asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né cordoglio né grido né fatica» e farà «tutte le cose nuove» (Apocalisse 14:13, 21:4-5).
Ecco perché l’apostolo Paolo scrive: «Tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio», perché «né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future né altezze né profondità né alcuna creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore», e conclude: «Se Dio è per noi, chi mai sarà contro di noi?» (Lettera ai Romani 8:28.31.38-39). Sì, in Cristo Gesù, dimorando in lui, riconciliati con il Padre, rinati a nuova vita spirituale, possiamo veramente dire, in ogni circostanza, ripieni di una «speranza viva» (e non di quelle apparenti, fugaci, traballanti e illusorie di questo mondo): ANDRÀ TUTTO BENE!