Esiste l’anima? E’ possibile immaginarne l’essenza?
Nella prima lettera ai Tessalonicesi (5:23), l’apostolo Paolo esprime questo auspicio a riguardo dei suoi fratelli cristiani: “Ora il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo”.
Secondo l’autore della lettera agli Ebrei (4:12), poi, “la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” .
Da passi come questi si può constatare come l’uomo sia un complesso fisico-spirituale che solo la morte corporale riuscirà a scindere, dividendo la nostra essenza materiale da quella spirituale: infatti, secondo Giacomo 2:26, “il corpo senza lo spirito è morto” (ma non il contrario, perché la nostra componente spirituale sopravvive alla decomposizione del corpo, come vedremo fra poco).
Attenendoci al Nuovo Testamento (ma considerazioni analoghe possono essere fatte per l’Antico Testamento), notiamo che il termine greco “psyche” (traducibile, a seconda dei contesti, con “anima, persona, vita” , ecc.):
- può voler significare vita fisica, biologica, comune a tutti gli esseri viventi (vedi, ad esempio, in Atti 20:24);
- oppure può essere riferito all’intera persona umana vivente (esempi: Atti 2:.27.41; 1Pietro 3:20);
- ma in altri casi designa la nostra parte spirituale (esempi: 1Pietro 1:9, 2:11),
- oppure sta per “sentimento, atteggiamento interiore” (esempio: At 4:32).
- Il significato di “anima” può dunque, in vari casi, essere ben distinto da “spirito” e “corpo” (leggere, oltre ai passo di 1Tessalonicesi ed Ebrei sopra citati, anche Matteo 10:28 e Apocalisse 20:4), indicando un’entità che forma il tutto dell’uomo, ma anche distinta ed individuabile.
Analogamente, il termine “pneuma” (“spirito, mente, vento, respiro…”) può avere, sempre a seconda dei contesti, vari significati:
- la parte conoscitiva più intima dell’uomo (vedi ad esempio in 1Corinzi 2:11) e le profondità della nostra mente (vedi anche Romani 1:9, 7:25), il nostro “interno” spirituale (esempio: 2Corinzi 4:16-18), oltre che varie attività mentali e del nostro “cuore” (esempi: Matteo 26:41; Luca 1:46-47; Atti 17:16);
- spiriti nel senso di esseri senza carne e ossa (Luca 24:39),
- quella parte suscettibile di rigenerazione interna grazie all’apporto della Parola di Dio (Giovanni 3:3-5; Romani 8:16; Giacomo 1:21),
- quella stessa parte che, morto il corpo, può tornare a Dio, “Padre degli spiriti” (Ebrei 12:9.23; Luca 23:43.46; Atti 7:59). Non a caso, l’apostolo Paolo sosteneva la realtà dello spirito umano e della risurrezione futura, che consisterà nell’abbinare alla nostra perdurante realtà spirituale un nuovo corpo, questa volta “celeste” ed incorruttibile (1Corinzi 15:35ss.; leggere molto attentamente anche 2Corinzi 5:1-10).
- Come detto sopra, anche vento, soffio, respiro (esempio Giovanni 3:8)
Se per l’apostolo Paolo la morte fisica era da considerarsi un guadagno, in quanto gli consentiva di giungere pienamente al Signore (Filippesi 1:21-24), e se Pietro descriveva il proprio corpo come una tenda provvisoria che avrebbe dovuto ben presto lasciare per giungere al Signore (2Pietro 1:13-14; cfr. 2Corinzi 5:1ss.), e se, ancora, le anime di coloro che erano stati uccisi per la testimonianza del Vangelo sono descritte come tuttora viventi (Apocalisse 6:9-11), allora dobbiamo veramente ben intendere il passo del vangelo secondo cui Dio “non è il Dio dei morti, ma dei vivi” , come erano e sono ancor oggi i fisicamente trapassati Abramo, Isacco e Giacobbe (e Mosè: cfr. Matteo 22:32 e 17:3).
Una parabola di Gesù, per concludere, attesta la realtà di una esistenza conscia dell’uomo dopo la morte fisica (leggere Luca 16:19-31). È chiaro che, come in tutte le parabole, il Maestro si esprime in modo figurato e con analogie materiali (ché altrimenti non vi sarebbero parole idonee); ma è altrettanto vero che dietro ai simboli di una parabola si intravede sempre una sostanza vera: in questo caso, si tratta proprio del fatto che l’uomo, morto fisicamente, non è per questo annientato, ma la sua componente spirituale ed eterna sopravvive, aspettando il giorno della risurrezione (quando, come già accennato, Dio darà a ciascuno un nuovo e diverso corpo) e portando fin da subito le conseguenze della propria esistenza terrena (si legga anche Matteo 25:46; Atti 24:15, Apocalisse 20:11-14, e, di nuovo, 2Corinzi 5:10).
Per quanto riguarda l’essenza dell’anima, è chiaro che il discorso non è semplice, né è “scientificamente” descritto nella Bibbia, la quale, come abbiamo visto, parla della nostra essenza spirituale unicamente in termini funzionali, ossia allo scopo di farci comprendere che tale componente, attualmente unita al corpo, ma al tempo stesso extra-corporea, esiste, e che sopravvive alla morte fisica, dopo la quale conserviamo la nostra personalità e ci portiamo dietro tutto il bagaglio della nostra vita terrena (leggere Apocalisse 14:13, 20:12). Questo è ciò che ci serve di sapere per la salvezza della nostra anima, il che è lo scopo della fede (1Pietro 1:9); e questo è ciò che la Parola del Signore ci indica.